Per la  rassegna collaterale “Luoghi del contemporaneo” della stagione di prosa del Teatro Comunale di Vicenza, Annamaria Guarnieri ha interpretato  Eleonora Duse in uno splendido monologo di un’ora. La pièce si intitola “Eleonora, ultima notte a Pittsburgh” e racconta di come sarebbero potute essere state le ultime ore della Duse, attraverso un flusso di ricordi che rimbalzano tra di loro: il rapporto con la figlia, le prime recite, i successi internazionali, D’Annunzio, il “Giulietta e Romeo” a soli 14 anni all’Arena di Verona con il costume cucito in casa e le rose fresche appuntate da lei stessa, Asolo (dove poi ha voluto essere seppellita). Un personaggio storico e incredibile, di cui non esiste documentazione della sua attività di attrice se non per  un film, “Cenere”, tra l’altro inevitabilmente muto visto che il primo film parlato è del ’27 (“Il cantante di jazz”). La Duse infatti morì, appunto a Pittsburgh, il 21 aprile del 1924. Era nata a Vigevano il 3 ottobre del 1858. Ho parlato di questo grande personaggio con Annamaria Guarnieri, strepitosa interprete della pièce.

Della Duse non c’è documentazione audiovisiva, a parte il film “Cenere” che però è muto. Il tulle all’inizio la svela: c’è ancora molto da svelare della Duse secondo lei?

“Mah secondo me come artista no: era divina e non si discute. Come donna io credo che sia molto idealizzata perché era una donna capace di durezze, di tradimenti, di essere manageriale e di essere costretta a trascurare una figlia per seguire il suo destino. Una donna malinconica, per quanto risulta dagli scritti, raramente di buon umore e una grande e divinissima attrice, quindi come tutti i grandi sono sempre personaggi controversi.”

La Duse ha vissuto un periodo straordinario, ha avuto una vita intensissima: fino ad alcuni anni fa personaggi così facevano la storia della cultura di un Paese. Oggi un bravo talento forse si esprime meglio nello sfruttamento delle strategie di marketing e dei linguaggi mediatici. Il valore del talento e dei contenuti è cambiato?

“No, quello non può cambiare, c’è solo forse molta più generosità da parte dei media nell’accordare grandi fenomeni. Le grandi eccellenze ci sono, la Duse era un’enorme eccellenza italiana nel mondo. Le nostre eccellenze oggi ci sono: Totti, Jovanotti, Rita Levi Montalcini, le punte di diamante esistono sempre. Nel teatro oggi ci sono tanti ottimi attori e attrici; forse quell’eccezione non c’è più.”

Anche quell’allure che aveva lei?

“Beh i tempi sono proprio cambiati, Quella non c’è più per nessuno: io prendo le mie cose e vado via per conto mio; ma non credo che la Duse avesse una vita molto diversa da quella che hanno gli attori oggi, difatti se ne lamentava parecchio: una nomade, una zingara. Infatti si divertiva a dare fastidio agli albergatori, una certa giocosità del suo carattere che a me non dispiace.”

Ci sono dei testi e degli autori che sia lei che la Duse avete interpretato. Cosa rappresenta il tempo  per un attore che si confronta con un testo ma anche con la vita di un predecessore così illustre?

“Quello non esiste, il problema, tanto non si sa come recitava “Casa di bambola” o Giulietta. Ci siamo noi oggi, con i nostri mezzi. Premesso che io che faccio la Duse, io sono messaggera, racconto la sua ultima giornata in un albergo dove lei ripassa.”

Sia la parte che la vita.

“Eh si.”

Per un attore immagino che sia molto arricchente interpretare un personaggio di notevole peso culturale. Può essere che il pubblico si immedesimi un po’ meno nel personaggio e nella storia raccontata, proprio perché la gente comune non fa quella vita e non fa parte di quell’ambiente?

“No, direi il contrario perché prevale la favola, il c’era una volta.”

Nella pièce si ricorda moltissimo il passato però si ripercorre anche la vita di un’artista…

“Quello è un argomento che abbiamo molto trascurato. Lei è stata una donna che avuto grandi frequentazioni, grandi amicizie, imprenditrice di se stessa; è stata una promotrice della sua professione e della sua arte e quella è una cosa che è stata trascurata perché non è che in un racconto di questo tipo ci si può mettere a dire: “io ho conosciuto Chaplin”. Cita di straforo Griffith.”

Ripercorre al passato vuol dire in qualche modo spiegarne l’avvenire: il modo in cui quest’attrice si è sviluppata, si descrive anche un po’il lascito di questa persona.

“No perché non si sa nulla di lei, non esiste, nessuno l’ha sentita, si conosce la sua vita.”

Però è ancora molto presente e se ne parla ancora.

“Perché è stata un’eccellenza, un’eccezione, è stata una divina, come Sarah Bernhardt

In cosa si differenziavano la Bernhardt e la Duse?

“Che la Bernhardt era ebrea, pazza e simpaticissima, la Duse una rompiscatole. Bravissime tutte e due, avevano uno stile completamente diverso: la grandezza della Duse stava nella verità, nella semplicità, nella sua particolarità, si muoveva in scena con un’estrema naturalezza e originalità. La Bernhardt era una pazza, eccentrica, originale.”

Come è cambiato il modo di vivere l’arte e in scena per le donne? Sembra quasi che all’epoca le grandi artiste venissero  appellate come muse e che il termine artista fosse riservato un po’ agli uomini.

“Certamente nel caso della Duse, non c’è stato nessun attore uomo che abbia eguagliato la sua fama e grandezza nel mondo; attori stupendi ma nessuno come lei, lei è stata unica.”

Nella pièce lei dice: “quanti tramonti persi perché bisognava andare a teatro, ho sempre visto solo camerini e camere d’albergo”. L’artista totalmente immerso nella sua cifra espressiva, che rapporto ha con la realtà che deve rappresentare al pubblico e in cui il pubblico si deve riconoscere?

Al pubblico racconta altro, racconta una realtà trasfigurata, la favola tragica, comica, romantica, racconta qualcosa di diverso dalla vita normale. Poi lei si lamenta perché naturalmente l’atroce vita di un attore è una vita di sacrificio: non puoi andare al cinema quando vuoi, quando tutti se ne vanno a cena, tu devi andare in teatro a truccarti e prepararti perché è il tuo lavoro, perché appartieni all’immaginario del pubblico. È una scelta e siccome poterlo fare bene è anche un dono, bisogna solo essere grati e lamentarsi poco.”

 

tournée ( INFO: http://www.teatrofrancoparenti.it/ )

24-gen     PADOVA      Teatro MPX
25-gen     ASOLO     Teatro Duse
26-gen     Verona       Teatro Camploy
27-gen     Mestre      Teatro Toniolo
28-gen     Lastra a Signa       Teatro delle Arti
31-gen     Parigi     Istituto Italiano di Cultura

 

 

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